Il progetto Affittasi/Vendesi” – che nasce nel 2014 e rappresenta le fondamenta di Arteealtro – consiste nell’organizzazione di mostre, in spazi o case private, in affitto o in vendita sul mercato immobiliare, di una durata che può andare dai 3 giorni ad un paio mesi.
L’intento di questo progetto, concepito come fosse un format perché replicabile in varie città italiane e straniere, è di creare una collaborazione sinergica con i proprietari degli spazi (appartamenti o altro) che mettendomi a disposizione la loro proprietà per la durata della mostra, avranno in cambio l’opportunità di darli una nuova e diversa visibilità e di acquisire un numero maggiore di possibili utenti interessati all’affitto o alla vendita.

L’idea che sottende ogni mostra è quella di far intervenire gli artisti in luoghi transitori, sospesi tra la storia di chi vi ha vissuto e quella da scriversi di chi vi vivrà, andando ad agire in ambienti (nel caso di abitazioni, deputati alla fruizione privata dell’opera d’arte) in quella fase intrigante e sospesa di indefinitezza, propria del luogo trasformatosi momentaneamente in altro, dove entrare in punta di piedi per sovrascivervi la propria storia di artisti intervenendo nello spazio anche con opere site-specific.

Per raccontarsi attraverso le proprie opere, l’artista occupa lo spazio-casa (o altro) per la sola durata della mostra per poi lasciarlo, a pochi giorni dalla chiusura della stessa, non appena disallestito.

Il format Affittasi/Vendesi” è mobile ed itinerante. Per mobile intendo sia la possibilità di poter operare allo stesso modo in un altra città o paese, trovando dunque spazi o appartamenti in affitto o vendita sul mercato per farvi mostre, che l’eventualità che una mostra – pensata per uno spazio –  possa poi esser riproposta in un altra città o paese, rivedendo semplicemente l’allestimento (come nel caso della mostra di Delphine Valli “Les Révoltes logiques” inaugurata in un appartamento in affitto ai Parioli nel maggio 2014 e ripresentata a Napoli in una galleria a ottobre 2014). Per itinerante invece, la possibilità che per una mostra possano esser previste diverse tappe, sia in Italia che all’estero, ripresentandola sia in spazi più istituzionali come gallerie, musei o fondazioni, che in situazioni alternative, (come ristoranti o foyer di teatro, o location inusuali e dismesse).
Considerando che le mostre di Affittasi/Vendesi” durano al massimo un paio di mesi, la loro dislocazione e rivisitazione in un altro spazio di un’altra città o paese, è un modo per dar ulteriore visibilità al lavoro degli artisti.

La scelta del dislocamento delle mostre implica poi il ripensamento dell’allestimento ad hoc in funzione del nuovo spazio ospitante, permettendo alle opere esposte di assumere un nuovo modo di mostrarsi ed offrire un altro punto di vista da cui essere osservate.

Ciò che mi piace di questo modo ‘altro’ di esser gallerista è la possibilità di poter dare ogni volta ampia visibilità al lavoro degli artisti dandoli l’opportunità di esporre un numeroso corpus di opere (inclusi lavori site-specific, quando è possibile): come fossero tante piccole “antologiche” in spazi molto grandi – non necessariamente deputati all’arte- o luoghi invece di destinazione di opere d’arte, come nel caso degli appartamenti.

Con le vesti di ‘gallerista nomade’ ho dovuto necessariamente impostare il mio lavoro come un work in progress. Lavoro sulla base di un canovaccio – una traccia della programmazione annuale – ma mi muovo inevitabilmente cavalcando le onde del destino e la difficoltà sta nel riuscire a far coincidere la scelta della mostra con il luogo in cui presentarla, che cerco generalmente in funzione del tipo di lavoro da esporre. Io per prima non conosco la location della prossima mostra, e di conseguenza chi mi segue non sa a sua volta dove avverrà il prossimo vernissage, il che implica, nel pubblico che mi segue, quella giusta dose di aspettativa e curiosità che non si può mettere in atto lavorando in una sede fissa.

Non avendo una sede stabile (ma unicamente un piccolo studio dove lavoro ed espongo a rotazione i lavori degli artisti con cui collaboro) considero questo website, che aggiorno di continuo, un importante vetrina ed è per questo motivo che sull’onda del successo sia di pubblico che di critica di “Riprendo il filo”, prima mostra del format, ho deciso di arricchire ulteriormente il progetto avvalendomi della collaborazione del fotografo Luis do Rosario .

Con le sue storie fotografiche Luis do Rosario documenta la genesi di ogni mostra: dall’incontro nello studio dell’artista, alla prima visita alla location; dalle varie tappe dell’allestimento, alla mostra montata, alla serata del vernissage. Una sequenza temporale d’immagini che compongono il racconto della nascita di una mostra, come fosse un diario composto anziché da pagine, da scatti fotografici.
Per immortalare invece ogni evento, dando la possibilità di poter fare in ogni momento un “tour virtuale” nello spazio momentaneamente occupato dalle opere d’arte, ho invece realizzato in alcuni casi un video o un montaggio di foto in motion affinché nel tempo rimanga una traccia della particolare sinergia che si è andata a creare tra la location e le opere degli artisti.

 

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