Cara Betta,

vedo gli oggetti che uso per la creazione del mio lavoro come una sorta di “vocabolario di sentimenti”. Ogni oggetto infatti porta con se una sensazione, un passato, dei ricordi.

La mia arte esplora intuitivamente i vari passaggi della coscienza femminile, esamina la forma femminile, i ruoli della donna, la sua relazione con lo stesso sesso e con quello opposto, il suo legame indissolubile con la natura e la sessualità in generale.

Riciclando e sovrapponendo vari oggetti temporaneamente dimenticati, senza valore apparente, il mio proposito diventa quello di trasformarli dandogli cosi un nuovo significato e piazzandoli in una nuova sfera di reminiscenza.

Il processo di riutilizzo di questi oggetti avviene non in maniera razionale e metodica ma in modo puramente istintivo, intimo e viscerale come se venisse filtrato a livello subconscio.

Per quanto riguarda l’evoluzione artistica del mio lavoro in relazione alla dimensione “Cronos” cioè al tempo, agli anni che passano, devo dire che dal 2007 fino ad oggi ci sono stati dei passaggi di contesto artistico. I lavori del 2007 e 2008 erano fortemente legati alla natura, il soggetto qui si trova avvolto dalla presenza delle forze generatrici della vita, mentre a partire dal 2009 ho cominciato a vedere il soggetto femminile all’interno di strutture architettoniche parzialmente realistiche ma comunque legate al sogno, appartenenti ad una realtà sui generis. Credo che questo spostarmi da un contesto di natura a quello di architettura sia in parte dovuto al fatto di essermi trasferita dall’Italia a New York dove la presenza del “man made” (delle cose costruite dall’uomo) è più rilevante della presenza della natura selvaggia. Spero di continuare a produrre arte attraversando ulteriori passaggi, altri stati d’animo ma sempre senza perdere di vista l’alto compito dell’arte che è per me quello di creare qualcosa di bello e significativo per poterlo condividere con quante più persone possibili.

Da 4 anni a questa parte ho anche lavorato come scenografa creando numerosi collages per il set di tre diversi spettacoli teatrali (2009-2010 “Dante’s Divina Commedia – Inferno” rappresentata al HERE Art Center di New York ed al Fringe Theatre Festival di Praga; 2011 “Oscar Wilde’s Salome” rappresentata al Flea Theater di New York; 2013 “Charles Ponzi – A Dollar and a Scheme” rappresentata al New York Theatre Workshop ed al United Solo Theatre Festival di New York).

In questo caso ho lavorato su commissione dei produttori teatrali e nonostante quando si lavora su commissione si perda inevitabilmente la facoltà di decidere esattamente su cosa lavorare, per la natura degli spettacoli in questione ho potuto creare senza discostarmi troppo dai temi che prediligo ed inoltre mi è stata data carta bianca senza alcuna restrizione per tutte le scenografie.

Per tutti e tre gli spettacoli, le mie di opere sono state proiettate su uno schermo gigante e fungevano da unico elemento scenografico sul palcoscenico.

La prima serie, creata per un monologo sulla Divina Commedia, ritraeva i vari passaggi del viaggio di Dante attraverso l’inferno; la seconda serie descriveva l’anima voluttuosa e complessa della principessa Salomé; la terza infine, accompagnava i vari passaggi della vita di Charles Ponzi, criminale della finanza degli anni venti.

Questi lavori realizzati per il teatro hanno ricevuto ottime recensioni nelle principali testate statunitensi (tra cui il New York Times, che ha descritto i collages per Salomé , molto evocativi, organici e mistici; Time Out, Back Stage, Newtheatre.com e theasy.com.)

Attualmente sto lavorando alla mia quarta serie teatrale in vista di una produzione su “Lulu” di Franz Wedekind che debutterà il primo maggio 2014 a Montreal, commissionata dalla compagnia teatrale canadese Compagnie de la Lettre 5 ed in seguito lavorerò ad una serie sulla vita e la morte per uno spettacolo teatrale basato sul “Libro tibetano dei morti” che debutterà al Flea Theater di New York nel 2015.

India

New York, 9 gennaio 2014